Lo sviluppo industriale avvenuto nel
XIX secolo ha portato le potenze europee ad avere bisogno delle materie prime
per le proprie industrie, e di formare nuovi mercati per commerciare le loro
merci. L’imperialismo rappresentò
una forma di nazionalismo, l’amore
per la patria portò a negare la libertà di tutte le altre.
Era diffusa l’idea che l’uomo bianco
dovesse dominare su tutte le altre razze, cioè dominare il mondo.
Queste potenze vollero inoltre che
tutte le popolazioni indigene si convertissero al cristianesimo .
Non tutti però erano accesi dal
desiderio di sottomettere altri uomini; in Europa si diffuse la moda delle esplorazioni geografiche. Alcuni volevano visitare altri in cerca di
fortuna, altri per motivi umanitari come i medici
oppure i missionari. Fino al 1880
l’Africa era un continente poco conosciuto, l’Inghilterra voleva creare un unico impero dall’Egitto alla Colonia
Del Capo. La Francia conquistò i
territori dalla Gambia all’Egitto, formando dei veri e propri imperi coloniali. Ma Francia e Inghilterra
entrarono subito in contrasto. L’Inghilterra cedette alla Francia la Tunisia.
Con la conferenza di Berlino (1885) venne dato il Congo al Belgio. Nei
primi anni del Novecento l’Africa era quasi completamente sottomessa alle
potenze europee. Alle conquiste si aggiunse l’Italia che con la rapida crescita della popolazione aveva bisogno
di conquistare nuove terre come la Libia
Somalia e Eritrea per dare opportunità di lavoro. Anche la Germania prese
alcuni territori. Le potenze portarono modelli economici, politici e culturali
in modo che non si sviluppasse l’industria ma la dipendenza economica della
madrepatria. Questo modo di governare venne messo in crisi dalla Seconda Guerra
Mondiale, vennero chiesti mezzi e uomini dalle colonie. Nacquero dei movimenti
che venivano dal desiderio dell’indipendenza; prima con azioni pacifiche poi
con la violenza (decolonizzazione).
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