giovedì 1 dicembre 2011

Rivoluzione francese

La Rivoluzione francese, o Prima Rivoluzione francese (per distinguerla dalla Rivoluzione di Luglio e dalla Rivoluzione francese del 1848) fu un periodo di radicale sconvolgimento sociale, politico e culturale intercorso tra il 1789 e il 1799, che segna il limite tra l'età moderna e l'età contemporanea nella storiografia francese.
Le principali e più immediate conseguenze della Rivoluzione francese, che costituì un momento di epocale cambiamento nella storia del mondo, furono l'abolizione della monarchia assoluta e la proclamazione della repubblica, con l'eliminazione delle basi economiche e sociali dell'Ancien Régime(Antico Regime).
Maria Antonietta.
La Rivoluzione francese, insieme a quella americana, ispirò le rivoluzioni a connotazione borghese liberali e democratiche che seguirono nel XIX secolo. Segnò la fine dell'assolutismo e diede inizio ad un nuovo sistema politico in cui la borghesia divenne la classe dominante.
20 giugno 1789 il re ordinò la chiusura della sala dove si riuniva l'Assemblea con il pretesto di eseguirvi dei lavori di manutenzione, cercando in questo modo di impedire qualsiasi riunione. L'Assemblea Nazionale, su proposta del deputato Joseph-Ignace Guillotin, spostò le proprie deliberazioni in una sala vicina adibita al gioco della pallacorda, dove i deputati giurarono di non separarsi in nessun caso e di riunirsi ovunque le circostanze lo avrebbero richiesto, fino a che la Costituzione francese non fosse stata stabilita e affermata su solide fondamenta (Giuramento della Pallacorda). Il 22 giugno, privata anche dell'uso della Sala della Pallacorda, l'Assemblea Nazionale si riunì nella Chiesa di Saint-Paul-Saint-Louis, dove venne raggiunta dalla maggioranza dei rappresentanti del clero. Gli sforzi della monarchia per ripristinare il vecchio ordine erano serviti solo ad accelerare gli eventi.
Il 23 giugno il re, rivolgendosi ai rappresentati dei tre stati (nuovamente nella sala dell'Hôtel des Menus-Plaisirs), espresse la volontà di conservare la distinzione degli ordini, annullando la costituzione dei Comuni in Assemblea Nazionale. Dichiarò che se l'Assemblea l'avesse abbandonato, egli avrebbe comunque fatto il bene del popolo senza di essa. Concluse ordinando a tutti di disperdersi, venendo obbedito solo dai nobili e dal clero.[2] Nei tre giorni successivi l'Assemblea vide nuovamente aumentare i propri ranghi, infatti il 25 giugno si unirono 47 nobili, tra i quali il Duca d'Orléans.
Luigi XVI ammise implicitamente il fallimento della sua iniziativa e il 27 giugno invitò ufficialmente nobiltà e clero a unirsi all'Assemblea Nazionale. Il clero accettò immediatamente la proposta mentre i nobili rifiutarono con indignazione. Poteva quindi continuare l'opera di smantellamento del vecchio ordine e il 7 luglio fu eletto un comitato per l'elaborazione della Costituzione. Due giorni dopo l'Assemblea Nazionale si proclamò Assemblea Nazionale Costituente. Rimaneva però sempre presente la possibilità di un contraccolpo militare e a testimoniarlo fu l'arrivo di un grande numero di soldati attorno a Versailles, Parigi, Sèvres e Saint-Denis. Alcuni deputati, intimoriti dall'andamento degli avvenimenti, decisero di dimettersi per poi riprendere la carriera negli ultimi anni di vita.

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